Correre fa bene: tutti lo sanno, ma in tanti ignorano il perché
faccia bene; andiamo alla scoperta di ciò che avviene nel cervello quando si
corre
Che la corsa faccia bene al fisico è
ormai un dato di fatto e sempre più runner stanno scoprendo che correre fa bene
anche alla mente. Quello che, però, ancora molti non sanno è il perché il
running faccia bene alla mente, ovvero quali meccanismi si
innescano nel cervello in
grado di portare benefici all’organismo.
Il “dietro le quinte” degli effetti della corsa sul cervello sono
affascinanti e conoscerli incrementa la consapevolezza del podista circa
l’attività fisica che sta svolgendo.
Quando si corre aumenta il flusso sanguigno in
direzione delle meningi, ecco perché la corsa favorisce la crescita di cellule nervose nuove –
denominata neurogenesi . Questo processo contrasta l’invecchiamento, dunque un runner riesce a mantenere più giovane il
proprio cervello grazie
al tipo di attività che svolge. Le cellule cerebrali hanno
una vita più lunga se
si corre con regolarità, per tale ragione il running si
rivela fondamentale nel prevenire la demenza senile.
La corsa, inoltre, favorisce l’aumento del volume dell’ippocampo (una
regione del cervello che in genere non cresce durante l’età adulta), il quale è
coinvolto nelle patologie di tipo neurodegenerativo. Stimolando la capacità di apprendimento e
la memoria –
come avviene quando si corre – è possibile ridurre il rischio di
insorgenza di malattie di questo tipo, prima fra tutte l’Alzheimer.
Studi condotti alcuni anni fa hanno dimostrato che persone che
corrono con regolarità mostrano migliori capacità organizzative e
di gestione rispetto
a coloro che conducono una vita prevalentemente sedentaria. L’attività aerobica, infine, ha effetti molto positivi sull’umore: secondo diverse ricerche degli ultimi dieci anni, la
corsa può essere paragonata ai farmaci anti-depressivi, ma si rivela una “cura” decisamente migliore; coloro
che sono stati curati con farmaci SSRI (anti-depressivi
serotinergici) hanno avuto delle ricadute, al contrario di chi invece si era affidato alla corsa
con regolarità per contrastare la propria depressione.
By Gianni Carleo
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