giovedì 1 dicembre 2016

I BENEFICI DELLA CORSA


Tutti sappiamo che correre fa bene, ma nello specifico cosa succede al nostro corpo? Quali sono i reali benefici che ne traiamo?
Qui di seguito andrò ad elencare brevemente una serie di modificazioni che avvengono nel nostro corpo quando iniziamo una pratica sportiva come la corsa, alcune sembreranno scontate, altre vi faranno pensare.
Per chi ancora ha qualche dubbio sul mio motto: “se vuoi cambiare il tuo corpo allenati, ma se vuoi cambiare la tua vita inizia a correre” o per chi ancora non sa se iniziare a correre, è il momento per voi di leggere i seguenti punti:
• CONTROLLO DEL PESO: per aspirare ad essere in salute si sa che bisogna eliminare il grasso in eccesso. Per farlo è necessario oltre ad una corretta alimentazione, anche bruciare molte calorie attraverso l’attività fisica. Per bruciare un grande quantitativo di calorie è importante concentrarsi su ” intensità e durata dello sforzo fisico” che nel nostro caso può essere un’ora di corsa consecutiva, da non confondersi con un’ora in palestra a bassa intensità, dove le pause sono troppo lunghe, lo sforzo basso e di conseguenza sono poche le calorie bruciate.
• PROTEZIONE CARDIOVASCOLARE: questa è sicuramente una delle più importanti conseguenze indirette del correre. Lo sport aumenta il colesterolo HDL (il cosiddetto colesterolo buono), riduce il rischio di coronaropatia attraverso la diminuzione dei grassi circolanti nel sangue (trigliceridi) ed infine consente di ridurre il rischio di trombosi. La corsa aumenta anche l’efficienza cardiaca, il volume del cuore aumenta, quindi a riposo il cuore farà meno fatica e la frequenza cardiaca diminuirà.
• COMBATTE LO STRESS: è nota l’azione calmante della corsa, ci permette di staccare dai problemi quotidiani e ricaricare le batterie. Durante la pratica sportiva vengono secrete delle sostanze (endorfine) che agiscono come delle vere e proprie droghe naturali, stimolando l’organismo e predisponendolo a reagire positivamente a situazioni di stress.
• PREVIENE IL DECLINO MUSCOLARE E OSSEO: correre in particolar modo per le donne contrasta l’insorgere dell’osteoporosi, e previene il declino muscolare che con l’età normalmente avviene, migliorando tutte quelle situazioni più o meno invalidanti.
• STIMOLAZIONE ORMONALE: tutti sappiamo che fare sport aiuta a rimanere giovani, ma perché questo accade? Perché la pratica sportiva, come per esempio correre, innalza i livelli dell’ormone della crescita HGH, un ormone la cui presenza inizia già a diminuire dopo i vent’anni e si riduce molto significativamente dai quaranta in su. Secondo ricerche questo ormone aiuta a rimanere giovani più a lungo.
• BENEFICI PSICHICI: chi fa sport si sottopone continuamente a prove di efficienza fisica come gli allenamenti, che hanno come primo effetto psichico l’aumento della forza di volontà e della forza di sopportazione. Tutto questo aumenta anche la fiducia in se stessi e l’autostima, si diventa più forti mentalmente non solo fisicamente. Chi corre, se non è più felice, affronta meglio le difficoltà della vita ed ha più fiducia nella risoluzione dei problemi.
• INNALZA LE DIFESE IMMUNITARIE: ci sono molti studi che confermano come correre in maniera regolare potenzia le difese immunitarie dell’organismo. Per esempio capita spesso di sentire di persone che da quando fanno sport non hanno più preso nemmeno un raffreddore, oppure di vederle in pieno inverno allenarsi sotto la pioggia e poi cambiarsi magliette all’aperto come se nulla fosse.
• PREVIENE IL CANCRO: lo sport agisce indirettamente su alcune delle principali cause di cancro; lo fa limitando il sovrappeso, innalzando le difese immunitarie, abbassando i livelli di insulina nel sangue, attivando il colon e riducendo il livello degli ormoni che sono fattori di rischio tumorale.
• ABBASSA LA GLICEMIA: correre costantemente ad una certa intensità abbassa la glicemia sotto 100 mg/dl, spesso sotto i 90 mg/dl. Ovviamente la glicemia è influenzata anche dall’alimentazione e da altri fattori, ma è comunque un aiuto importante nella prevenzione di patologie come il diabete.
• CURA L’IPERTENSIONE: lo sport è un’ottima cura per l’ipertensione essenziale. I miglioramenti sulla tensione emotiva dei soggetti, la maggior capillarizzazione, la diminuita viscosità del sangue sono solo alcuni dei motivi che portano la corsa a ridurre la pressione sanguigna (soprattutto la minima).
• MIGLIORA PICCOLE PATOLOGIE: infine correre aiuta anche il miglioramento di piccole patologie come cefalee, disturbi gastrici, stitichezza che altrimenti richiederebbero l’uso di farmaci.
Se siete ancora indecisi sull’uscire per andare a correre o meno, penso di avervi fornito sufficienti ragioni per migliorare la vostra vita adesso…
I benefici della Corsa
Tutti sappiamo che correre fa bene, ma nello specifico cosa succede al nostro corpo? Quali sono i reali benefici che ne traiamo?
Qui di seguito andrò ad elencare brevemente una serie di modificazioni che avvengono nel nostro corpo quando iniziamo una pratica sportiva come la corsa, alcune sembreranno scontate, altre vi faranno pensare.
Per chi ancora ha qualche dubbio sul mio motto: “se vuoi cambiare il tuo corpo allenati, ma se vuoi cambiare la tua vita inizia a correre” o per chi ancora non sa se iniziare a correre, è il momento per voi di leggere i seguenti punti:
• CONTROLLO DEL PESO: per aspirare ad essere in salute si sa che bisogna eliminare il grasso in eccesso. Per farlo è necessario oltre ad una corretta alimentazione, anche bruciare molte calorie attraverso l’attività fisica. Per bruciare un grande quantitativo di calorie è importante concentrarsi su ” intensità e durata dello sforzo fisico” che nel nostro caso può essere un’ora di corsa consecutiva, da non confondersi con un’ora in palestra a bassa intensità, dove le pause sono troppo lunghe, lo sforzo basso e di conseguenza sono poche le calorie bruciate.
• PROTEZIONE CARDIOVASCOLARE: questa è sicuramente una delle più importanti conseguenze indirette del correre. Lo sport aumenta il colesterolo HDL (il cosiddetto colesterolo buono), riduce il rischio di coronaropatia attraverso la diminuzione dei grassi circolanti nel sangue (trigliceridi) ed infine consente di ridurre il rischio di trombosi. La corsa aumenta anche l’efficienza cardiaca, il volume del cuore aumenta, quindi a riposo il cuore farà meno fatica e la frequenza cardiaca diminuirà.
• COMBATTE LO STRESS: è nota l’azione calmante della corsa, ci permette di staccare dai problemi quotidiani e ricaricare le batterie. Durante la pratica sportiva vengono secrete delle sostanze (endorfine) che agiscono come delle vere e proprie droghe naturali, stimolando l’organismo e predisponendolo a reagire positivamente a situazioni di stress.
• PREVIENE IL DECLINO MUSCOLARE E OSSEO: correre in particolar modo per le donne contrasta l’insorgere dell’osteoporosi, e previene il declino muscolare che con l’età normalmente avviene, migliorando tutte quelle situazioni più o meno invalidanti.
• STIMOLAZIONE ORMONALE: tutti sappiamo che fare sport aiuta a rimanere giovani, ma perché questo accade? Perché la pratica sportiva, come per esempio correre, innalza i livelli dell’ormone della crescita HGH, un ormone la cui presenza inizia già a diminuire dopo i vent’anni e si riduce molto significativamente dai quaranta in su. Secondo ricerche questo ormone aiuta a rimanere giovani più a lungo.
• BENEFICI PSICHICI: chi fa sport si sottopone continuamente a prove di efficienza fisica come gli allenamenti, che hanno come primo effetto psichico l’aumento della forza di volontà e della forza di sopportazione. Tutto questo aumenta anche la fiducia in se stessi e l’autostima, si diventa più forti mentalmente non solo fisicamente. Chi corre, se non è più felice, affronta meglio le difficoltà della vita ed ha più fiducia nella risoluzione dei problemi.
• INNALZA LE DIFESE IMMUNITARIE: ci sono molti studi che confermano come correre in maniera regolare potenzia le difese immunitarie dell’organismo. Per esempio capita spesso di sentire di persone che da quando fanno sport non hanno più preso nemmeno un raffreddore, oppure di vederle in pieno inverno allenarsi sotto la pioggia e poi cambiarsi magliette all’aperto come se nulla fosse.
• PREVIENE IL CANCRO: lo sport agisce indirettamente su alcune delle principali cause di cancro; lo fa limitando il sovrappeso, innalzando le difese immunitarie, abbassando i livelli di insulina nel sangue, attivando il colon e riducendo il livello degli ormoni che sono fattori di rischio tumorale.
• ABBASSA LA GLICEMIA: correre costantemente ad una certa intensità abbassa la glicemia sotto 100 mg/dl, spesso sotto i 90 mg/dl. Ovviamente la glicemia è influenzata anche dall’alimentazione e da altri fattori, ma è comunque un aiuto importante nella prevenzione di patologie come il diabete.
• CURA L’IPERTENSIONE: lo sport è un’ottima cura per l’ipertensione essenziale. I miglioramenti sulla tensione emotiva dei soggetti, la maggior capillarizzazione, la diminuita viscosità del sangue sono solo alcuni dei motivi che portano la corsa a ridurre la pressione sanguigna (soprattutto la minima).
• MIGLIORA PICCOLE PATOLOGIE: infine correre aiuta anche il miglioramento di piccole patologie come cefalee, disturbi gastrici, stitichezza che altrimenti richiederebbero l’uso di farmaci.
Se siete ancora indecisi sull’uscire per andare a correre o meno, penso di avervi fornito sufficienti ragioni per migliorare la vostra vita adesso…
By Prof. Gianni Carleo

Lo sport che ti allunga la vita? Il tennis


Uno studio durato 14 anni e realizzato in Gran Bretagna rivela come i giochi di ’racchetta’ siano più salubri del calcio, dimezzando il rischio di morte
Una volta era una telefonata che ti allungava la vita, naturalmente secondo un noto spot televisivo. Ora, spostandosi in campo sportivo, uno studio coordinato dalla Sydney Medical School e pubblicato dal British Journal of Sport Medicine sostiene che il tennis sia lo sport che allunga di più la vita, dimezzando il rischio di morte, seguito da nuoto, aerobica e ciclismo. Pollice verso invece per calcio, rugby e corsa: per questi sport, apparentemente, non ci sarebbero benefici.
I ricercatori hanno analizzato undici diversi studi fatti tra il 1994 e il 2008 in Inghilterra e Scozia, coprendo un campione di oltre 80mila persone di età media 52 anni che aveva descritto le proprie abitudini sportive, concentrandosi sulle attività più popolari emerse: sport di `racchetta´ (tennis, squash, badmnington), nuoto, aerobica, lavori di casa pesanti, camminata, calcio e rugby, corsa. Ogni soggetto coinvolto è stato poi seguito per nove anni, periodo durante il quale ci sono state circa 10mila morti.
In generale, confrontato con la quota di soggetti che non facevano attività sportiva, il rischio di morte è risultato minore del 47% per chi praticava sport di racchetta, del 28% per i nuotatori, del 27% per chi pratica le attività aerobiche in palestra, danza compresa, e del 15% fra i ciclisti. Per quanto riguarda invece la morte per problemi cardiovascolari lo studio ha trovato un rischio minore del 56% per i tennisti, del 41% per i nuotatori e del 36% per chi pratica aerobica. Nessun beneficio statisticamente significativo è stato trovato invece per chi corre o fa calcio, anche se secondo gli stessi autori altri studi hanno invece trovato effetti positivi anche per queste discipline. By GC

martedì 25 ottobre 2016

MECCANISMI ENERGETICI NELLO SPORT



Meccanismi energetici nello sport
     
Per capire come i vari sport agiscono nelle aree di produzione occorre capire quali sono i meccanismi energetici che sono alla base del gesto atletico.
Il corpo umano possiede diversi processi per produrre energia e i vari sport si distinguono anche in base al meccanismo di produzione di energia privilegiato. Il tipo di benzina impiegato caratterizza la durata e l’intensità dello sforzo sostenibili e quindi determina quali fattori di prevenzione vengono attivati.
Contrariamente a quanto avviene in una casa dove per il riscaldamento si può usare energia elettrica o termica, il nostro corpo impiega una forma meno visibile di energia, quella chimica.
L’ATP
Nell’organismo avvengono centinaia di reazioni, alcune delle quali possono cedere energia mentre altre l’assorbono. L’energia introdotta con gli alimenti non viene usata direttamente, ma impiegata per sintetizzare una sostanza immagazzinatrice di energia, l’ATP (o adenosintrifosfato). Tale energia viene poi ceduta quando l’ATP si lega con l’acqua e viene trasferita per l’utilizzo biologico (per esempio la contrazione di un muscolo).
I processi energetici con cui si sintetizza ATP possono essere aerobici o anaerobici. Un processo è aerobico quando la presenza dell’ossigeno è indispensabile perché esso abbia luogo, è anaerobico quando può avvenire in assenza di ossigeno. La sintesi dell’ATP può avvenire anche in presenza di ossigeno, ma tale presenza non è indispensabile: si parla pertanto di reazione anaerobica.



Un processo energetico è inoltre caratterizzato dalla velocità a cui avviene. I processi che portano alla produzione di ATP derivano dalla conversione dei macronutrienti (carboidratilipidiproteine) e ogni processo arriva al suo scopo (la produzione di ATP) con una sua velocità, parametro di estrema importanza nella fisiologia dello sport, in particolare della corsa.
Il creatinfosfato (CP)
Esiste un altro meccanismo energetico molto rapido, quello del creatinfosfato (CP). Il CP può produrre energia in assenza di ossigeno quando il gruppo fosfato si stacca dalla creatina. Il processo è molto rapido e tipicamente viene usato dalle cellule quando si passa da una bassa a un’elevata richiesta energetica; esempio classico sono le gare di sprint o gli scatti dei calciatori. Per ogni sport e, come nel caso della corsa, per ogni disciplina, cambia la percentuale del processo di produzione dell’energia privilegiato. Per esempio, nel calcio circa il 10% dell’energia spesa in una partita deriva dal meccanismo CP. Nella corsa invece, per distanze superiori a 1500 m, il meccanismo CP è praticamente nullo.
I tipi di meccanismo
Un altro concetto che è bene ricordare subito è che le varie fonti energetiche lavorano in parallelo, non in serie. Ciò significa che, quando diciamo che sono coinvolti carboidrati, grassi e proteine nella produzione di energia per una corsa a una certa velocità, i meccanismi sono contemporanei, non successivi: nella maratona il 20% di consumo di lipidi non inizia quando termina il contributo dei carboidrati, ma nell’atleta allenato alla distanza già dai primi chilometri un 20% dell’energia proviene dai grassi. È per questo che un soggetto che corre i 10000 m che vuole correre una maratona deve allenarsi a bruciare i grassi; con il suo allenamento da specialista dei 10000 m brucerà probabilmente il 5% di grassi e il 95% di carboidrati, con il risultato che arrivato al 30-35 km finirà le scorte di glicogeno e si bloccherà, vittima di una paurosa crisi (il famigerato muro della maratona).

Schematicamente sono cinque i principali meccanismi energetici:
a) meccanismo anaerobico alattacido (del creatinfosfato) in cui si produce energia in assenza di ossigeno, utilizzando processi molto rapidi, ma che non possono durare a lungo (tipicamente una decina di secondi). Viene usato per scatti, salti, attività di potenza come il sollevamento pesi.

b) Meccanismo anaerobico lattacido in cui si produce energia in assenza di ossigeno. Viene usato negli sforzi brevi, ma sufficientemente lunghi da produrre un affanno nella respirazione, per esempio una corsa di un chilometro. Si arriva a una situazione di crisi (dovuta all’accumulo di lattato nel sangue) che costringe il soggetto a diminuire la velocità per ritornare in equilibrio.

c) Meccanismo aerobico glicidico in cui in presenza di ossigeno si bruciano prevalentemente carboidrati. È usato negli sforzi intensi in cui comunque si raggiunge un certo equilibrio, per esempio la corsa di una decina di chilometri.

d) Meccanismo aerobico lipidico in cui in presenza di ossigeno si bruciano prevalentemente lipidi (grassi). È usato in sforzi di modesta intensità (come il jogging parlando tranquillamente) o in sforzi prolungati, dove affianca il meccanismo precedente (come nella maratona). La biochimica insegna che i lipidi non possono essere praticamente utilizzati se finiscono le scorte dei carboidrati (il già citato classico “muro” del maratoneta).

e) Meccanismo proteico in cui si bruciano le proteine per ottenere energia. Come il precedente è un meccanismo che viene usato per ottenere energia quando i carboidrati scarseggiano e diventa tanto più importante quanto lo sforzo è prolungato (per esempio diverse ore). In questo caso si può dire che i muscoli vengono “smontati” per produrre energia.

Ognuno di noi può sfruttare i cinque meccanismi in maniera diversa, a seconda dell’allenamento e delle caratteristiche individuali congenite o acquisite. È importante però notare che ogni meccanismo comporta un’azione diversa nelle varie aree di intervento. Per esempio, se è prevalente il meccanismo CP (come nel saltatore in lungo) sarà massima l’azione dell’efficienza muscolo-scheletrica, ma sarà pressoché nulla la protezione cardiovascolare perché le durate sono troppo brevi per innescare i processi. Il meccanismo anaerobico lattacido può esplicare un’utile azione ormonale, ma una modesta azione sul controllo del peso: gli sforzi e gli allenamenti sono tali da bruciare una quantità tutto sommato modesta di calorie (per esempio non certo paragonabili a quelle di un triathleta). Per fortuna ogni soggetto, nel suo gesto atletico o negli allenamenti che sono finalizzati al miglioramento, non usa un solo meccanismo energetico; ne consegue un beneficio globale che, pur essendo differente da sport a sport, fa preferire, dal punto di vista salutistico, chi fa sport al sedentatario.                 Prof.Giovanni Carleo

venerdì 21 ottobre 2016

Camminare fa bene.

Camminare-dopo-i-pasti-abbassa-la-glicemia-

Lo sport come antidoto a Bullismo e cyberbullismo

Prof. Giovanni  Carleo


Quali sono i pericoli della rete per i giovanissimi?
"Tra le principali insidie c'è quella dell'adescamento online, conosciuto anche come 'grooming', che porta l'autore dapprima con un rapporto amicale con la vittima in rete, sino poi a far diventare la loro relazione sempre più intima",.
"Poi portare la vittima a produrre del materiale vietato avente come protagonista se stesso a cui segue a volte anche un ricatto o una minaccia di divulgare questo materiale su Facebook o mandarlo ai genitori.
"Lo sport può fare tanto, perché toglie i ragazzi dalla strada, dallo stare su internet moltissimo. Perché il bullismo è un fenomeno molto diffuso già da tempo ma il cyberbullismo lo è ancora di più. Dobbiamo aiutare chi è più debole. Lo sport, in questo senso, aiuta chi è più debole e aiuta ad aggregare.
Lo sport e l’ aggregazione sono sicuramente un fatto importante". Consideriamo il bullismo e il cyberbullismo due brutte bestie: è importante conoscerle e capirle per aiutare le vittime a difendersi dai bulli reali e virtuali. Per questo bisogna riflettere sulle cause che portano giovani uomini e donne senza distinzione sociale ad agire con violenza, cattiveria e rabbia verso i propri coetanei, che molto spes­so per vergogna o paura si nascondono nel silenzio e nella sofferenza.
Nello sport quando ci si trova ad affrontare un avversario ci vuole il tempo per conoscerlo, studiarlo, capire le sue tecniche migliori e prepararsi  al meglio per vincerlo; quando si tratta di bullismo e cyberbullismo, invece, la vittima è colta impreparata, anzi molte volte sono le persone più deboli a venir colpite proprio perché fragili e con minori difese.

È importante sensibilizzare i giovani e le loro famiglie al rispetto delle regole, ma soprattutto dell’altro, e non importa quale sia la lingua, la religione, il colore della pelle, se sia un diversamente abile o un normodotato (come si usa dire oggi): l’importante è promuovere lo sport come mezzo di prevenzione riguardo questi temi, portando avanti valori di lealtà, onestà e correttezza.
La famiglia, oltre alla scuola, gioca un ruo­lo determinante: è il primo luogo in cui il ragazzo deve conoscere e imparare regole e valori, perciò è fondamentale che cresca in un am­biente solido e comunicativo. Saper ascoltare i propri figli è il primo dovere di ogni genitore. Importante e fondamentale abituare fin da piccoli i ragazzi a frequentare ambienti sportivi sani, in cui imparino a confrontarsi con gli altri secondo regole ben precise, ad avere obiettivi vincenti raggiungibili con sacrificio e costanza.
Fare sport, aiuterà a crescere in modo più sano e forte, trasformando le paure in punti di forza .



LO SPORT E’ L’ ARMA MIGLIORE CONTRO LE DIPENDENZE
Lo sport ? La migliore arma per chi sta smettendo di bere o di fumare


Ci sono moltissimi studi scientifici che hanno dimostrato che la pratica di uno sport rappresenta la strada più soddisfacente e più sana per raggiungere l’obiettivo di smettere di dipendere da alcuni comportamenti o abitudini nocive come il fumo e l’abuso di alcol. I vantaggi che si possono trarre riguardano sia la sfera psichica che quella fisica. E ciò che più conta è che la pratica dello sport non aiuta solo a smettere di fumare e bere, ma aiuta anche a non ricominciare più, a differenza di altri metodi, anche di provenienza farmacologica.
Ci sono alcune pratiche sportive, specialmente se coadiuvate da attrezzi sportivi specifici, che contribuiscono in modo maggiore e in tempi più brevi: tra queste andrebbe data priorità all’attività fisica sotto forma di aerobica, la cui intensità di lavoro e tempo impiegato nell’allenamento, dipende sia dagli obiettivi che si vogliono raggiungere sia dal livello di salute, età ed esperienza sportiva del praticante. Invece tra gli articoli sportivi più validi troviamo sicuramente il vogatore in quanto, oltre a permettere lo svolgimento di una attività aerobica, permette anche di irrobustire il busto, migliorando la respirazione e la tonicità addominale.
Alcuni studi hanno dimostrato che al termine di una sessione di 20 minuti di attività sportiva, nella maggior parte dei casi non si ha alcun desiderio di fumare o bere alcolici. In più la disciplina sportiva e il senso di benessere permettono di accrescere la motivazione nel perseguire il raggiungimento dei propri obiettivi, rendendo anche più disciplinati e aumentando le capacità di auto controllo e auto stima. Infine, mano a mano che arrivano i risultati, come la riduzione del peso o il senso di un miglioramento del benessere generale del proprio organismo, si crea una maggiore determinazione, mentre lo sviluppo delle endorfine permette di sconfiggere il senso di depressione o abbattimento che la mancanza delle sostanze tossiche in circolo alle quali ci si è assuefatti generalmente producono.
                                                                                                         



lunedì 10 ottobre 2016

E’ più importante il cardio, i pesi o l’alimentazione?



E’ più importante il cardio, i pesi o l’alimentazione?


Esistono differenti teorie e differenti piramidi che assegnano un grado di importanza maggiore o minore a ciascuno di questi tre elementi, ma siamo proprio sicuri che tale classificazione e tale rappresentazione siano corrette?
E’ più importante il cardio, i pesi o l’alimentazione?
Sin da quando ho iniziato ad appassionarmi al mondo del fitness la rilevanza dei vai elementi che determinano un risultato mi è stata presentata con una semplificazione geometrica. Le prime volte un triangolo equilatero dove, ciascun lato, rappresentava l’alimentazione, l’allenamento e il recupero, a indicare che ciascuno di questi aspetti aveva la medesima importanza ai fini del risultato. Via via questo triangolo è divenuto una piramide, figura estremamente intuitiva e alla quale siamo abituati, ad esempio quando parliamo di piramide alimentare individuando la corretta distribuzione che i vari alimenti dovrebbero avere in termini di quantità, ossia quali mangiare più frequentemente e quali con più parsimonia ai fini di un approccio salutistico.
Proprio ispirandosi al concetto di priorità mi sono recentemente imbattuto in piramidi differenti dove, ai fini del miglior risultato, veniva riportata la quota ottimale di lavoro cardio, di lavoro con i pesi, e la rilevanza dell’alimentazione. In particolare uno di questi schemi affermava che, mentre molte persone credono che il miglior risultato si ottenga con un grande lavoro aerobico (base della piramide), una discreta rilevanza alla corretta alimentazione (parte centrale), e una piccola dose di lavoro con i pesi (vertice della piramide), sarebbe invece più corretto ragionare in termini di una grande importanza all’alimentazione, a seguire un’ampia porzione di lavoro con i pesi, e una piccola dose di lavoro cardio.
Sebbene la piramide sia una figura geometrica a suo modo perfetta ed affascinante, mi sono chiesto se fosse davvero corretto continuare a utilizzarla per chiarire l’ottimale distribuzione degli elementi che favoriscono un allenamento ideale che, giocoforza, non può esistere in una forma assoluta, perché non esiste un allenamento “migliore” ma, come sempre sostengo, esiste un obiettivo (individuale per definizione) e di conseguenza un mix di elementi da dosare al fine di ottenerlo nel modo più efficace e nei tempi più brevi. E’ altrettanto necessario trovare una rappresentazione grafica che possa consentirne non solo l’immediata comprensione, ma che possa essere adatta a qualsiasi obiettivo, e che permetta di individuare cosa accade in termini di vantaggi e svantaggi aumentando o riducendo l’uno o l’altro elemento. Ebbene ritengo che occorra abbandonare il concetto di piramide e riferirsi invece al gioco del bilico, quello che probabilmente tutti abbiamo fatto da bambini almeno una volta.
Il lavoro cosiddetto cardio e l'attività con i sovraccarichi rappresentano le due forze in gioco lungo l'asse del bilico e, a seconda del loro peso, si determinerà un risultato differente, non migliore o peggiore, questa classificazione è soggettiva, chiedete ad un maratoneta quanto possa essere importante per lui il massimale su panca piana, o a un pesista la definizione addominale, o a un body builder il livello di soglia aerobica. Noterete che ciascuno ha obiettivi differenti, e quindi quantità e tipologia di attività da svolgere cambiano e non solo è riduttivo, ma mi permetterei di definire limitato e limitante, l'assegnazione di una priorità. Ecco perchè abbandonerei il concetto di piramide, tanto più se in questa piramide ipotetica vogliamo inserire anche l'alimentazione.
Sarebbe infatti semplicistico ritenere l'alimentazione un elemento più o meno importante rispetto al tipo di allenamento da svolgere, attribuendo quindi un suo ruolo predominante o secondario, sia esso in termini qualitativi o quantitativi. L’alimentazione rappresenta infatti una base, anzi LA base, senza la quale l’intero discorso svolto sino a qui non potrebbe reggere e, anche la rappresentazione grafica non avrebbe significato. Non è quindi necessario misurarne l'utilità rispetto a qualcos'altro poichè l'alimentazione rappresenta conditio sine qua non, una premessa indispensabile al fine di qualsivoglia risultato e, leggendo questa affermazione al contrario, a prescindere dalla bontà e dalla giusta dose di allenamento, senza una corretta alimentazione non è possibile assistere ad alcun risultato.
By GC

giovedì 22 settembre 2016

LA PIRAMIDE DEL MOVIMENTO



LA PIRAMIDE DEL MOVIMENTO
Non si possono risolvere i problemi di peso solo con una corretta alimentazione.E' necessario modificare il proprio stile di vita aumentando il movimento.
La piramide del movimento settimanale è davvero ben fatta. Da delle indicazioni settimanali su quanto movimento fare mediamente in una settimana per conservare uno stato di salute ottimale ed allontanare le patologie che più si accomunano alla sedentarietà dilagante di oggi!
La riflessione che mi sovviene, guardandola di primo acchito, è che la punta della piramide, che contrassegna l’attività che bisogna fare il MENO possibile, purtroppo, per la maggior parte del genere umano che vive nel mondo occidentale, diventa la base! Infatti, passiamo anche 10 – 12 ore al giorno seduti tra lavoro al PC e davanti alla TV. Indottriniamo in tal senso, sin da piccoli, anche i bambini che tra scuola, compiti a casa e gioco al PC o alla Playstation passano più o meno seduti le stesse ore degli adulti. Stare seduti tante ore ci uccide letteralmente!
Il problema è che il sistema scolastico e quello lavorativo della moderna società è tutto organizzato per apprendere e/o lavorare da seduti.
Al progresso tecnologico-culturale, ahimè, non è seguito quello genetico. L’essere umano è un animale fatto per muoversi e quindi lo stile di vita attuale lo ammazza!
La soluzione?
Come più volte ho scritto sul mio blog, , sicuramente non possiamo cambiare il sistema scolastico e quello lavorativo tornando ai tempi della pietra, ma dobbiamo assolutamente prevedere ed organizzarsi di conseguenza per eseguire un attività fisica quotidiana.
Basterebbe già camminare tutti i giorni almeno un ora per scongiurare varie patologie. Però credo che ritagliarsi un ora al giorno da dedicare al proprio corpo con un allenamento organizzato sia d’obbligo come lavarsi i denti.
Prendi spunto dalla piramide ed impegnati affinché nel tuo quotidiano ci sia del sano e rigenerante movimento.
By Prof. Gianni Carleo

domenica 18 settembre 2016

CHI FA SPORT RENDE MEGLIO A SCUOLA


Chi fa sport va meglio a scuola
Proibire ai figli con brutti voti di "distrarsi" con le attività sportive è un grosso errore. Autorevoli studi dimostrano infatti che chi pratica uno sport a livello amatoriale ha maggiori capacità di concentrazione, attenzione e autocontrollo. E migliori risultati in pagella.
.Gli studi dimostrano che anche dopo soli 5 minuti di attività fisica i soggetti mostrano risultati migliori nei test che misurano abilità intellettuali. Ma lo sport ha effetti anche sulla quantità e qualità dei compiti svolti a casa: il 48% degli atleti si dedica allo studio a casa per tre ore in più alla settimana rispetto a coloro che non fanno attività extra-curricolare.
“L’ambiente dello sport è da sempre un luogo sano che tiene impegnati i ragazzi in maniera virtuosa” spiega il Dottor Andrea Grasso, Specialista in Ortopedia e Direttore del Trauma Sport Center della Casa di Cura Villa Valeria di Roma: “questo ha effetti diretti sul comportamento e il rendimento scolastico ma soprattutto il senso di autodisciplina acquisito nello sport si riflette anche nell’attenzione in classe e nello svolgimento dei compiti a casa”. “Le numerose ricerche condotte sull’argomento hanno messo in luce molti effetti positivi di una regolare attività fisica e sportiva: i giovani atleti hanno voti più alti della media, specialmente nella lingua madre e in matematica, si diplomano in tempo e fanno meno assenze” prosegue Grasso “Una interessante ricerca inglese su 5mila ragazzi ha rilevato ad esempio che un esercizio di 17 minuti in più al giorno per i maschi e 12 minuti per le femmine migliorano i risultati scolastici nelle materie scientifiche e i benefici perdurano negli anni successivi”.
Gli studenti di medie e superiori che fanno sport perdono il 51% in meno di giorni di scuola e presentano il 42% in meno di assenze ingiustificate. I giovani atleti inoltre sono meno coinvolti i risse e atti vandalici (rispettivamente il 27 e il 28% in meno). L’attività fisica può avere un impatto positivo sulle capacità cognitive e attitudinali che sono una componente importante del successo scolastico ma ha un impatto diretto anche sulla crescita del cervello in termini di plasticità e connessioni tra i neuroni. Chi fa sport infatti - continua la ricerca - ha un maggiore afflusso di ossigeno al cervello, un incremento nel livello dei neurotrasmettitori e un aumento dei fattori neurotrofici come i fattori di crescita. In ricerche effettuate scansionando il cervello di un gruppo di persone cronicamente sedentarie che si sono sottoposte ad un training fisico, si è immediatamente evidenziato un aumento del volume dell’ippocampo, la zona del cervello associata a memoria e apprendimento.   By Prof. Gianni Carleo

sabato 17 settembre 2016

SPORT E' VITA


Lo Sport fa bene:Aspetti psicologici dell'attività sportiva



 Lo sport aiuta ad acquisire una maggiore sicurezza nei movimenti, i muscoli si rinforzano; dal punto di vista psicologico aiuta a riacquistare fiducia e stima di sè; in questo senso il gesto sportivo consente alla persona di trasformarsi da fruitore passivo a protagonista dell’azione .Lo sport e l’attività motoria sono da tempo riconosciuti come fonte di benessere psico-fisico. L’approccio bio-psico-sociale riconosce come gli aspetti fisiologici, le caratteristiche individuali e il contesto socio-ambientale contribuiscano in modo integrato alla percezione di disagio e di disabilità. In tal senso lo sport si può porre come un importante fattore di inclusione e facilitazione, svolgendo un ruolo fondamentale nel valorizzare la persona.
Attraverso lo sport è possibile infatti il recupero e il mantenimento mirato delle potenzialità individuali esitenti e delle abilità e risorse. Tali abilità non sono solo “residue”, ma anche “latenti ed inespresse” a causa del fatto che spesso l’individuo non sa di possederle e quindi non le utilizza.
L’attività fisica è utile inoltre per sviluppare le capacità cognitive, ossia il modo di affrontare i problemi e la capacità di diventare consapevoli del proprio corpo e del modo di muoversi. Può aiutare ad affrontare situazioni nuove, a convivere con emozioni negative, a
sfruttare l’energia di quelle positive, a scoprire il piacere procurato dal contatto con la natura e dalla relazione positiva con le altre persone.
Può costituire un motivo di emancipazione e crescita, attraverso il confronto con gli altri, la verifica, la percezione immediata della propria efficienza e l’affinamento delle capacità auto-regolative.Lo sport è inoltre un mezzo per migliorare la qualità di vita attraverso un potenziamento dell’autostima, dell’autoefficacia e della resilienza. Migliorando la forma fisica, si ottengono inoltre cambiamenti a livello dell’immagine corporea, importante componente di benessere.
L’attività sportiva, se di tipo agonistico, permette di sviluppare l’autodisciplina finalizzata ad un obiettivo, di accettare la sconfitta e tollerare gli insuccessi, di acquisire maggiore autonomia e socializzazione. La partecipazione simultanea delle molteplici esperienze motorie e sensoriali, ma anche cognitive ed emozionali, consente inoltre all’individuo la possibilità di scoprire o ritrovare valori,motivazioni, scopi, mete.Ogni persona può avvicinarsi allo sport, se correttamente supportata. Tale supporto deve essere personalizzato, al fine di rendere più efficace l’attività e prevenire e gestire eventuali difficoltà. È infatti impor tante una conoscenza, dal punto di vista psicologico degli effetti collaterali di un’attività sportiva mal pro posta o non adattata: occorre un contesto adeguato, un ambiente favorevole e rassicurante, nel quale gli stimoli siano adeguati alla condizione fisica del partecipante. Solo così è possibile creare i presupposti per motivare, evitando fallimenti o disillusioni.  By Prof. Giovanni Carleo.

mercoledì 24 agosto 2016

BENEFICI E CONSAPEVOLEZZA DELLA CORSA


Correre fa bene: tutti lo sanno, ma in tanti ignorano il perché faccia bene; andiamo alla scoperta di ciò che avviene nel cervello quando si corre
Che la corsa faccia bene al fisico è ormai un dato di fatto e sempre più runner stanno scoprendo che correre fa bene anche alla mente. Quello che, però, ancora molti non sanno è il perché il running faccia bene alla mente, ovvero quali meccanismi si innescano nel cervello in grado di portare benefici all’organismo. Il “dietro le quinte” degli effetti della corsa sul cervello sono affascinanti e conoscerli incrementa la consapevolezza del podista circa l’attività fisica che sta svolgendo.
Quando si corre aumenta il flusso sanguigno in direzione delle meningi, ecco perché la corsa favorisce la crescita di cellule nervose nuove – denominata neurogenesi .  Questo processo contrasta l’invecchiamento, dunque un runner riesce a mantenere più giovane il proprio cervello grazie al tipo di attività che svolge. Le cellule cerebrali hanno una vita più lunga se si corre con regolarità, per tale ragione il running si rivela fondamentale nel prevenire la demenza senile.
La corsa, inoltre, favorisce l’aumento del volume dell’ippocampo (una regione del cervello che in genere non cresce durante l’età adulta), il quale è coinvolto nelle patologie di tipo neurodegenerativo. Stimolando la capacità di apprendimento e la memoria – come avviene quando si corre – è possibile ridurre il rischio di insorgenza di malattie di questo tipo, prima fra tutte l’Alzheimer.
Studi condotti alcuni anni fa hanno dimostrato che persone che corrono con regolarità mostrano migliori capacità organizzative e di gestione rispetto a coloro che conducono una vita prevalentemente sedentaria. L’attività aerobica, infine, ha effetti molto positivi sull’umore: secondo diverse ricerche degli ultimi dieci anni, la corsa può essere paragonata ai farmaci anti-depressivi, ma si rivela una “cura” decisamente migliore; coloro che sono stati curati con farmaci SSRI (anti-depressivi serotinergici) hanno avuto delle ricadute, al contrario di chi invece si era affidato alla corsa con regolarità per contrastare la propria depressione.
By Gianni Carleo